“Alan – il racconto di un ignorante”, il docufilm per ricordare il cantautore napoletano scomparso Alan Wurzburger

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Alan Wurzburger

(CFN) NAPOLI – Sarà presentato questo pomeriggio, giovedì 28 novembre, al Teatro Nuovo di Napoli il docufilm dedicato alla scomparsa del cantautore napoletano, a dispetto del cognome teutonico, Alan Wurzburger a due anni dalla scomparsa. Lo spettacolo è alle ore 20 con ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.

Diretto da Luca Lanzano, prodotto da Ramona Tripodi e Andrea Canova per Inbilico, e co-prodotto dal Premio Fausto Rossano, “Alan – Il racconto di un ignorante” nasce come biopic su un artista che ha abbinato l’attività musicale alla gestione di locali notturni nel centro storico: Aret ‘a palm, Bucopertuso. Wurzburger è venuto a mancare nella fase finale delle riprese. Il lavoro di Lanzano diventa così un omaggio a una figura centrale della new wave partenopea, coetaneo ed amico di Pino Daniele, ma non baciato dalla stessa fortuna artistica.

Alan Wurzburger

Più che il cantante, è l’uomo che emerge dal racconto del film. La tenerezza, la dolcezza, soprattutto nel rapporto con le figlie. O con l’anziana madre, che mostra alle nipoti le foto da bambino di Giovanni, il vero nome di battesimo di Alan. Il desiderio di trovare una parentesi di quiete e serenità in un trullo pugliese a Ceglie Messapica, trasformato in buen retiro. L’incalzare della malattia renale che ne compromette la salute. Il coraggio nel mettersi a nudo, affrontando le proprie fragilità e dipendenze, gli errori e le disavventure finanziarie, la saggezza e la lucida pacatezza: “Io son contento della mia vita. Non ho paura della morte. Anzi ho sempre avuto paura della vita”.

La regia pulita e antiretorica di Lanzano, che decide saggiamente di non appesantire la narrazione con didascalie o voci fuori campo, pedina discretamente Wurzburger nella vita quotidiana, alternando clip di repertorio di alcuni concerti tenuti in città. Assume un rilievo enorme la pratica buddista, intrapresa all’età di 35 anni. Un conforto nei giorni più bui di una vita tribolata.

Una delle cose migliori per un essere umano è non dimenticare, si afferma nel documentario. E proprio per non lasciar svanire il ricordo di un uomo e artista amatissimo da chi l’ha conosciuto, il lavoro di Lanzano giunge opportunamente a tramandarne la memoria. Suonano quasi come un presagio e un commiato i versi della canzone finale del film, quando Wurzburger, con la malinconia negli occhi, canta: “L’ammore è ‘na canzone ca fernesce”.(CFN – Giuseppe Borrone)

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