Alda Merini, una interpretazione teatrale al Tempio di Nettuno di Pozzuoli
(CFN) POZZUOLI – Si terrà domenica 23 giugno alle18:30 alle Terme del Tempio di Nettuno, in via Terracciano a Pozzuoli, una interpretazione teatrale dal titolo “Alda, l’amore, il dolore, la poesia”.
Uno spettacolo teatrale che attinge dai testi di Alda Merini, definita “la poetessa maledetta” e al tempo stesso geniale ma affetta da problemi psichici che caratterizzarono la vita e le opere. A rivisitare i suoi scritti per portarli all’attenzione del pubblico con una chiave di lettura diversa la compagnia “Teatro aperto” composta da Enza Buono, Enzo d’Anna, Gino Saccardi, Pietro Autiero, Angela Cicala e Salvatore Di Fraia. Le parti candate saranno affidate alle voci di Marilena Cicala e Pina Ercolese e le musiche originali a cura di Antonio Di Francia. Le coreografie di Pietro Autiero. La sceneggiatura a cura di Angela Cicala che insieme a Salvatore Di Fraia firma anche la regia. Luci e suoni a cura dei fratelli Gianni ed Italo Monti.
“Attraverso l’esperienza umana e poetica di Alda Merini, – si legge nella presentazione – la voce poetica più lucida e delirante del Novecento italiano, ho provato ad entrare in punta di piedi in quell’ universo impenetrabile ed oscuro, ma ricco di piccole luci; immobile, ma altalenante; silenzioso, ma sorprendentemente pulsante che solitamente chiamiamo Pazzia. Stranezza della mente. La Follia è una condizione dell’anima, è vivere senza punteggiatura, è comunicazione di un malessere che ha radici profonde, è saltare sul tappeto della ragione librando in mille avvitamenti e rischiosi volteggi, come trapezisti che, al suono di un rullante, si levano nell’aria, spinti dalla voglia di volare alto, di scorgere i segreti del cielo e trascinarli sulla terra. Senza rete. La Follia è dolore, ma è anche Poesia: farmaco e veleno, inferno e paradiso, dono e furto, grido e silenzio, benessere e dannazione. Alda ne è stata testimone vivente. Lei, piccola ape furibonda, come amava definirsi, sopravvissuta a dieci anni di manicomio, era solo malata d’amore e di vita, e per guarire ha cominciato a cantare, divorando la poesia, mordendo a sangue le parole, trasformando la reclusione, l’esclusione e l’umiliazione in una resurrezione. Del corpo e dell’anima.“.(CFN)