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Anche due di Quarto tra gli arrestati della “banda del buco”: I NOMI

Anche due di Quarto tra gli arrestati della “banda del buco”: I NOMI

(CFN) QUARTO – Ci sono anche due persone di Quarto tra le dodici arrestate questa mattina della “banda del buco” dalla Compagnia dei Carabinieri di Napoli Centro. Si tratta del 34enne Michele Carandente, agli arresti domiciliari, e del 46enne Francesco Trinchillo, arrestato e tradotto al carcere di Poggioreale. I due quartesi insieme ad una terza persona erano stati già arrestati in flagranza durante l’indagine. Furono sorpresi, infatti, a Quarto, uno dopo aver tentato un furto in una gioielleria e due con addosso una semiautomatica; sequestrati, nel corso dell’attività, trapani, un martello pneumatico, lampade da minatore, divise di istituti di vigilanza privata e delle poste italiane. 

LE INDAGINI Dopo indagini coordinate dalla procura di Napoli il g.i.p. ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere, detenzione e porto illegali di armi, rapina, furto aggravato e ricettazione, reati di cui i dodici soggetti rispondono a vario titolo. L’associazione a delinquere si dedicava a rapine e furti in banche e gioiellerie. Sei i colpi accertati tra Napoli e provincia, tutti sventati dai carabinieri, che avrebbero potuto fruttare centinaia di migliaia di euro. L‘indagine partì proprio da una tentata rapina alla gioielleria “Bulgari” nella lussuosa via Dei Mille nel gennaio 2017 e ha portato i carabinieri a identificare i malviventi ed a chiarirne le mansioni. Erano, infatti, tutti specializzati: prima studiavano a tavolino le difese passive degli obiettivi, poi gli specialisti dei sopralluoghi entravano negli obiettivi e li “mappavano” per individuare le via d’accesso e di fuga e prendere le misure dei buchi da realizzare; era quindi il turno degli “scavatori”, conoscitori della rete fognaria di Napoli, che si occupavano della realizzazione del buco mentre i “pali”, radiotrasmittente alla mano, li facevano lavorare tranquilli controllando i movimenti in superficie. Alla fine, dopo attività di scavo durate anche mesi, i malfattori uscivano dalle fogne con tute integrali e stivaloni di gomma quindi, con volto travisato e armati di pistole, assalivano gli impiegati di banca o i commessi delle gioiellerie costringendoli ad aprire caveau e cassette di sicurezza. Per muoversi meglio, inoltre, si sono avvalsi di una guardia giurata e di un dipendente del “servizio fognature” del comune di napoli che avevano messo le loro competenze a disposizione di fini improbi. (CFN) 

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