Berlinguer la Grande Ambizione, un film per ricordare l’iconico segretario del PCI

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Berlinguer La Grande Ambizione - film regia Andrea Segre

(CFN) NAPOLI – È arrivato nelle sale, dopo l’anteprima alla Festa del Cinema di Roma, “Berlinguer. La grande ambizione”, il biopic sul segretario del PCI che provò a realizzare l’utopia del “compromesso storico”, l’alleanza con la DC per portare al governo la sinistra.

Cinque anni nella vita di Enrico Berlinguer. Dal colpo di stato in Cile del 1973, che stroncò tragicamente la breve avventura del governo socialista di Salvador Allende, al drammatico sequestro di Aldo Moro.

Un progetto perseguito con tenacia e accortezza dal leader sardo, amatissimo dalla sua gente per il garbo, la misura, l’equilibrio, la fermezza, il rigore intellettuale. Un gigante della politica d’altri tempi, che giudiziosamente trae esperienza dal fallimento della rivoluzione cilena, individuandone gli eccessi che portarono all’intervento della CIA e al ribaltamento per mano del generale Pinochet.

Messo in guardia sulla diffidenza con cui viene seguito da Breznev e dagli altri paesi gravitanti nell’orbita di Mosca, quando in visita a Sofia in Bulgaria scampa per miracolo a un incidente misterioso. Consapevole della freddezza ricevuta in occasione del suo intervento al congresso internazionale dei partiti comunisti nella capitale russa. Contestato persino nell’ambito familiare, dai figli che faticano a comprendere la mano tesa porta a un partito che esprime gli interessi degli industriali e dei capitalisti, non quello degli operai. Pazientemente Berlinguer tesse la tela dell’intesa con Moro, con incontri segreti e accordi su un futuro governo di coalizione. Finché, alla vigilia della possibile concretizzazione del patto nel 1978, le Brigate Rosse rapiscono il leader DC, impedendo la nascita di un polo di centrosinistra.

Diretto da Andrea Segre, e co-sceneggiato da Marco Pettenello, Berlinguer. La grande ambizione torna a riflettere su un periodo intenso della storia politica italiana, attraverso la figura di uno dei più iconici e carismatici segretari della Sinistra del nostro paese. Gli anni Settanta, con le tensioni crescenti e l’esplosione del terrorismo, sono lo sfondo in cui si muove Berlinguer, costretto a districarsi tra numerose trappole, intercettazioni, ostilità interne, perplessità. La convinzione che anche raggiungendo il 51% dei consensi sarebbe difficile restare al potere, spinge il segretario a cullare l’ipotesi di un accordo con il principale partito popolare, nonostante la presenza di correnti conservatrici, per non dire di estrema destra.

Le visite alle fabbriche servono a testare l’atmosfera che si respira tra gli operai, pronti a subissarlo di domande e richieste di chiarimenti sullo scenario che si prefigura all’orizzonte. Scene di repertorio e ricostruzione finzionale si mescolano, con un lavoro importante del reparto scenografia per ricreare l’architettura imponente del periodo sovietico. Con straordinario mimetismo, Elio Germano veste i panni del protagonista, restituendo l’umanità ma anche la visionarietà del rimpianto uomo politico.(CFN – Giuseppe Borrone)

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