Bradisismo, un fenomeno complesso che proviamo a comprendere

Le faglie attive nel bradisismo flegreo
(CFN) POZZUOLI – Il Ministro della Protezione Civile Nello Musumeci ha detto che “il bradisismo è un fenomeno particolarmente complesso“, il presidente dell’INGV ha dichiarato che si tratta di fenomeno “non prevedibile“, mentre il direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mauro Di Vito settimane fa disse che “non sono evidenti modifiche dello scenario bradisismico“.
Se è vero che il bradisismo è un fenomeno complesso i cui eventi non sono, secondo l’attuale scienza, prevedibile non costa nulla cercare di comprendere attraverso voci fuori dal coro, e dai giochi, cosa sta accadendo nei Campi Flegrei. Abbiamo provato a chiederlo la geologo Carlo Migliore di spiegarci in parole semplici, comprensibili anche all’uomo della strada, le dinamiche del bradisismo flegreo.
Partendo da una recentissima pubblicazione dell’Osservatorio Vesuviano che esamina e rappresenta in una cartina gli eventi più importanti, il dott. Migliore ci ha spiegato che: “Si tratta di un esame più dettagliato di quelli che sono stati gli eventi più forti degli ultimi anni. Da questa analisi si vede che abbiamo almeno tre aree sismogenetiche principali (zone che producono terremoti più energetici), area Golfo, area Solfatara-Pisciarelli e area La Pietra. I meccanismi focali (il modo in cui i blocchi di roccia si dislocano in seguito alla frattura o al movimento della faglia) – continua il dott. Carlo Migliore – sono prevalentemente distensivi nell’area Solfatara Pisciarelli (un blocco di roccia scende rispetto all’altro), compressivo nell’area golfo (un blocco di roccia sale rispetto all’altro) e distensivo trascorrente nell’area della Pietra, (un blocco di rocca scende in obliquo rispetto all’altro).” nella pubblicazione dell’Osservatorio Vesuviano “Sono interessanti anche i confronti tra MD, ML e MW da cui si puo capire che il valore della magnitudo può essere diverso a seconda delle modalità con cui viene calcolata. Interessante anche notare che per tutti i terremoti sulla terraferma la profondità ipocentrale è molto simile 2.6/2.8km mentre per quello del golfo la profondità è intorno ai 4km.“.
Una spiegazione, quella del geologo Carlo Migliore, che in parole povere, ci dice che la componente vulcanica del fenomeno è relativa ed anche discretamente remota ma che, piuttosto, è privalente e sostanziale, la componente geologica del territorio che genera gli eventi sismici che impattano esclusivamente sulla parte immobiliare per i danni che può procurare al patrimonio e alle persone fisicamente, ma solo per via indiretta a seguito di crolli, o psicologici.(CFN)