“Ciao Bambino” di Edgardo Pistone dopo il Festival di Roma al Laceno d’Oro

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Ciao bambino

(CFN) NAPOLI – Ad Avellino la 49ma edizione del Laceno d’oro ha presentato in anteprima campana Ciao Bambino, lungometraggio d’esordio di Edgardo Pistone, già in concorso alla Festa del Cinema di Roma, dove ha ottenuto ex aequo il premio per la migliore opera prima.Il Rione Traiano di Napoli, quartiere popolare della periferia ovest, è lo scenario in cui si muove un gruppo di adolescenti che vive ai margini della legalità. E soprattutto ai margini dell’età adulta, da raggiungere in fretta, dopo un’infanzia bruciata. Alle spalle padri che hanno sbagliato e responsabilità genitoriali che si trasferiscono sui figli. Innocenti fino a prova contraria. È il caso di Attilio, diciassettenne tenebroso e malinconico, che viene arruolato da un magnaccia della zona, Martinelli, per proteggere una prostituta dell’Est, Anastasia. Ma il ragazzo si trova anche a dover proteggere il padre, appena uscito di prigione, e inseguito da un suo vecchio compagno di affari che reclama la restituzione di un prestito. Tra un amore impossibile e il dovere filiale, Attilio accorcerà le tappe della sua travagliata maturazione.L’errore più comune è quello di dividere il mondo sempre in due parti: i buoni e i cattivi, i grandi e i piccoli. E tutto quello che ha uno l’altro lo odia e lo vuole allo stesso momento. Sta nell’incipit il senso profondo, ma non unico, del film di Pistone. Si interroga sulle difficoltà di affrancarsi da un contesto sociale problematico il regista napoletano, in un’opera girata in un magnifico bianco e nero che evoca allo stesso tempo il primo Pasolini e Roma del regista messicano Cuarón, la Nouvelle Vague di Godard e il conterraneo Antonio Capuano.Lo stile ricercato delle inquadrature, con quadri fissi, leggeri spostamenti della macchina da presa, campi lunghi e totali, rimanda all’idea di un cinema autoriale e pittorico, interessato ad esplorare la realtà senza rinunciare all’estetica, al gusto della composizione. La poetica del regista, affinata negli anni grazie ai precedenti lavori – il premiato cortometraggio Le mosche, sorta di prologo di Ciao Bambino, e l’affiancamento ad Agostino Ferrente sul set di Selfie, sempre girato al Rione Traiano – traspare nell’affetto con cui sono delineati i giovani protagonisti, quasi sempre in opposizione al mondo degli adulti, corrotto e violento.Coprodotto tra gli altri da Gaetano Di Vaio, il fondatore della Bronx Film prematuramente scomparso, e a cui il film è dedicato, e interpretato da ragazzi esordienti, reclutati tra le strade del quartiere e successivamente istruiti direttamente sul set, il film ha il suo punto di forza nell’alchimia che si instaura tra Marco Adamo (Attilio) e Anastasia Kaletchuk (Anastasia). La tenerezza del loro rapporto si oppone al degrado fisico e morale che li circonda. Auto malandate usate come alcove per i rapporti sessuali della prostituta, palazzoni enormi che incombono, prati spelacchiati e un senso di abbandono in un luogo di confine non solo geografico, ma anche umano e sociale. La musica classica usata come controcanto delle brutture circostanti, insieme alla delicatezza e alla sensibilità dei protagonisti, legati da un comune destino: un attimo prima di lasciare l’adolescenza, come evocato nel titolo, superare la linea d’ombra, ma senza conoscere il futuro che li aspetta.(CFN – Giuseppe Borrone)

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