In “Hey Joe” é ancora protagonista Napoli
(CFN) – Napoli – Le conseguenze della guerra a Napoli. Un filo rosso lega l’ultimo film di Gabriele Salvatores ed Hey Joe, di Claudio Giovannesi. Che a Napoli c’era già stato, con il bellissimo La paranza dei bambini, e che torna ad occuparsi del rapporto malsano tra giovani e criminalità, sia pure con una storia distante nel tempo, suddivisa in due momenti cronologici.
Il preambolo nel 1944, quando tra le macerie un giovane soldato americano, Dean Barry, ha una relazione con una pover ragazza dei Quartieri Spagnoli, Lucia, la mette incinta e poi se ne ritorna nel New Jersey senza dare più notizie di sé. E il cuore della narrazione, nel 1971, con Dean semialcolizzato e divorziato e un telegramma recapitato con 12 anni di ritardo che lo informa della morte di Lucia e della volontà del figlio Enzo di conoscerlo.
Per ritrovare il ragazzo, ma soprattutto sé stesso, il malconcio veterano vende l’auto e con i soldi racimolati parte per Napoli. In uno scenario tipico dello stereotipo partenopeo si imbatte nel mondo dei nightclub e delle entraineuse che attirano i marines yankee sbarcati dalle portaerei per spillare denaro. Enzo non si trova, finché Bambi, una donna che lavora in uno di questi locali notturni, e alcune anziane signore dei bassi lo mettono sulle sue tracce. Con l’amara scoperta che Enzo è stato “adottato” da un boss della camorra e porta il pane a casa mediante il contrabbando delle sigarette e le estorsioni ai negozianti del quartiere.
Scritto insieme a due professionisti della sceneggiatura come Massimo Gaudioso e Maurizio Braucci, il film offre all’attore James Franco, idolo del cinema indipendente americano, la possibilità di esprimere le molteplici potenzialità del suo talento recitativo. Il personaggio crepuscolare di Dean è quello di un padre in cerca di riscatto, di perdono nei confronti di un figlio mai conosciuto e dimenticato a lungo. Il suo tentativo di affrancare Enzo – un bravissimo Francesco Di Napoli, che aveva già lavorato con Giovannesi nel precedente film – è il gesto estremo e sincero di un uomo alla deriva, pronto a cogliere l’ultima occasione della vita.
I toni alternativamente accesi e scuri della fotografia, regolati da un maestro della luce come Daniele Ciprì, rendono perfettamente la dimensione temporale della storia, che rimanda a un passato prossimo in cui la Napoli attuale del turismo e della gentrificazione sembra lontana parente di quella che sopravvive di espedienti e illegalità. La carica umana del regista riesce a colorare di differenti tinte tutti i personaggi, rendendo volutamente difficile distinguere il bene dal male. Si passa dai toni del melodramma a quelli del noir, attraversando zone d’ombra in cui la ragazza che procaccia i clienti rivela una bontà d’animo insospettata, Enzo si è adattato a una vita sbagliata, ma soffre per la carenza di affetto, e l’ex soldato americano sfodera gli artigli solo per proteggere le persone più care.(CFN – Giuseppe Borrone)