Io, Nando Paone, il libro intervista di Ignazio Senatore

Nando Paone
(CFN) NAPOLI – “Io, Nando Paone”, una lunga intervista a un grande protagonista del cinema, del teatro e della televisione italiana, realizzata dal critico e giornalista Ignazio Senatore, è la nuova proposta editoriale di Martin Eden, casa editrice partenopea giovane ma già molto attiva sul mercato con una collana di testi – Galassia Gutenberg – dedicata al mondo del cinema nelle sue varie sfaccettature.
L’occasione per parlare del libro, alla presenza dell’attore e della moderatrice, la giornalista Rosaria Nesta, è stata fornita dal Circolo Ilva di Bagnoli, il cui presidente Giovanni Capasso ha organizzato un incontro dal titolo “Il profilo culturale della resilienza”, evento incluso nel ciclo di presentazioni “I talenti dell’Area Flegrea”. Un ritorno a casa per Nando Paone, bagnolese doc.
Un libro ricco di aneddoti, curiosità, retroscena. L’occasione per fare il bilancio di una carriera lunga mezzo secolo, attraverso i puntuali stimoli di un maestro della critica come Ignazio Senatore che ripercorre con precisione certosina, nelle sue domande, tutti i ruoli per il cinema e il teatro ricoperti da Nando Paone, uno degli attori più amati dal pubblico.
Un libro di grande attualità, su un attore lanciatissimo che proprio in queste settimane è protagonista di una serie Netflix tra le più viste, Briganti, di un film di Francesco Lettieri, Il segreto di Liberato, sul cantante più misterioso della scena musicale italiana, e che sarà tra i protagonisti di un film in programma a Venezia nell’imminente Mostra del Cinema: l’opera seconda di Giovanni Dota, La scommessa – Una notte in corsia, presentato nella sezione Giornate degli Autori.
La prefazione è a cura di Vincenzo Salemme, conosciuto ai tempi del liceo, e successivamente collega e amico, nella compagnia di Eduardo, nelle commedie iconiche – da L’amico del cuore a …e fuori nevica! – e nelle trasposizioni filmiche.
Studente al liceo artistico, il desiderio di fare l’attore, il trasferimento a Roma. Gli inizi con Mico Galdieri. E poi l’incontro con Eduardo De Filippo, il timore reverenziale e la stima conquistata in breve tempo. In seguito nella compagnia di Nello Mascia.
Per coerenza, più che ruoli da protagonista, Paone ha sempre privilegiato proposte in cui il suo ruolo, anche se piccolo, fosse in qualche modo il motore dell’azione. Con professionalità, soprattutto nei primi anni, prende parte anche a progetti più commerciali, che però in alcuni casi – vedi la collaborazione con Bud Spencer in Lo chiamavano Bulldozer e Bomber – hanno aperto all’artista partenopeo le porte della celebrità. Il successo su larga scala arriva con il dittico di Luca Miniero, Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord.
Il celebre fischio del suo personaggio iconico, Chico, a imitazione di un merlo, è diventato un marchio di fabbrica e di riconoscibilità. Accanto alle commedie, non mancano i ruoli seri e drammatici, le partecipazioni a progetti autoriali come nei film di Pietro Castellitto (I predatori), Diego Olivares (Veleno), Carlo Luglio (Il ladro di cardellini), Matteo Garrone (Reality), Massimo Gaudioso (Un paese quasi perfetto).
Il libro è dedicato a Cetty Sommella, la musa e compagna di vita di Nando, scomparsa da qualche anno, e con la quale la coppia ha avviato a Pozzuoli l’esperienza laboratoriale del Teatro Sala Molière: un presidio di cultura in una città sprovvista di spazi dedicati al teatro e al cinema. Grazie ad alcune sceneggiature scritte dalla Sommella, Paone è stato anche ad un passo dall’esordire come regista.
Le gratificazioni passano non solo attraverso le grandi produzioni. Ultimamente Paone ha ricevuto una marea di premi alla migliore interpretazione per il ruolo di un anziano gestore di un lido, afflitto dal morbo di Parkinson, nel cortometraggio Il mare che muove le cose, di Lorenzo Marinelli.
In qualche caso, anche se il ruolo era piccolo, l’attore ha avuto la possibilità di confrontarsi con maestri della recitazione come Marcello Mastroianni o Vittorio Gassman. Nel curriculum anche prestigiose collaborazioni internazionali, come nei Borgia, di Jean-Jacques Annaud, film per la televisione francese. E, come ricordato nel libro, c’è mancato poco che l’attore non rientrasse nel cast de Il nome della rosa, nel ruolo poi ricoperto da Murray Abraham.
Non è solo l’artista Nando Paone ad emergere dalla fitta intervista di Ignazio Senatore, ma anche l’uomo, con i suoi dolori – la morte precoce dei genitori, la separazione dalla prima moglie – e la responsabilità da padre nei confronti della figlia Giada, che vive a Carpi con la madre.
Chiudono il libro le riflessioni teoriche sul mestiere dell’attore. Non l’attore-maschera, o l’attore impostato alla Gassman, ma un attore al servizio del personaggio, e non il contrario. In un’epoca di esibizionismo e narcisismo, Paone ha sempre ostentato un profilo basso. Addirittura dichiara che se lo invitano a un matrimonio dichiara: “No grazie, mi sono sposato due volte, e a stento sono andato ai miei”. In appendice i film top di Nando Paone, schedati e recensiti da Ignazio Senatore.(CFN – Giuseppe Borrone)
