Paolo Sorrentino – Via Caldieri, 66″, un libro per scoprire i lavori giovanili del futuro regista Premio Oscar
(CFN) NAPOLI – Erano giovani e avevano fame di cinema, i ragazzi che agli inizi degli anni Novanta frequentavano a Napoli il Centro Culturale Giovanile del Vomero. Ubicato in Via Caldieri, 66: un indirizzo che nell’immaginario cinefilo ha assunto lo statuto del mito. Attratti dai corsi di sceneggiatura tenuti da Maurizio Fiume, decano della new wave partenopea. Tra essi anche Paolo Sorrentino, destinato a una carriera di successi, fino alla conquista dell’Oscar per il miglior film internazionale con La grande bellezza.
Un libro prezioso, dello scrittore e saggista Stefano Loparco – “Paolo Sorrentino – Via Caldieri, 66 – Lavori giovanili e cortometraggi” (Edizioni Il Foglio) – ripercorre quella stagione di sogni e speranze, analizzando nel dettaglio i lavori cinematografici realizzati da Sorrentino, direttamente o in collaborazione con gli amici del tempo. Tra di essi Stefano Russo, Claudio Gargano, Gianluca Jodice, Bruno Grillo. E proprio quest’ultimo si occupa della prefazione al volume di Loparco.
Non solo un’opera critica per analizzare i primi cimenti dietro la macchina da presa del regista napoletano, in questo momento al centro dell’attenzione mediatica dopo l’uscita in sala dell’ultimo film, Parthenope. È il sentimento della nostalgia che accompagna la puntuale disamina dei cortometraggi girati, spesso in maniera avventurosa, da quel gruppo di ragazzi vomeresi. Portati in giro per festival, a volte tenuti nel cassetto, circolati su YouTube e in qualche rassegna specializzata. Dal primo corto, Luoghi comuni, del 1990, a Dragoncelli di fuoco, mediometraggio del 1994 citato dall’autore del libro come esempio di un cinema surreale e iperbolico, che avrebbe potuto essere, ma non è stato. Già con L’amore non ha confini (1998), Sorrentino affila le armi per entrare nel mondo del professionismo. Di lì a poco l’incontro con il produttore Nicola Giuliano e l’esordio nel lungometraggio con L’uomo in più.
Ricordi e testimonianze degli altri operatori culturali che si sono formati nel piccolo spazio collinare arricchiscono di aneddoti il libro. Utile non solo per gli amanti del cinema di Sorrentino, ma per tutti coloro che seguono con interesse la scena artistica napoletana, che dai registi “vesuviani” alle nuove generazioni si è ritagliata uno spazio importante nel cinema italiano.(CFN – Giuseppe Borrone)