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Bradisismo: l’opinione del vulcanologo Luongo
La Darsena di Pozzuoli

Bradisismo: l’opinione del vulcanologo Luongo

(CFN) POZZUOLI – Qualche giorno fa si è tenuto un incontro Istituzioni e Cittadini dove il folto parterre ha informato, rassicurato, circa l’attuale fase del fenomeno illustrando gli eventuali scenari in caso di emergenza vulcanica.

Il vulcanologo Giuseppe Luongo

Di parere diverso è uno dei più noti vulcanologi, il prof. Giuseppe Luongo in passato direttore dell’Osservatorio Vesuviano e docente emerito della Università Federico II di Napoli.
Stamane la sequenza sismica ai Campi Flegrei ha mostrato che il fenomeno non è in una auspicata fase calante – afferma senza mezzi termini il prof. Luongo – che potrebbe tradursi in breve nella fase conclusiva. Perciò non è accettabile l’attuale inerzia mostrata dalla Protezione Civile. I terremoti registrati sono per energia ai livelli già sperimentati e l’energia totale liberata in mattinata è equivalente a quella di un terremoto di Magnitudo 4.0. Il processo di liberazione di energia con terremoti ravvicinati delle magnitudo registrate, fa ipotizzare, come abbiamo più volte affermato, nonché sperare che il sistema non sia capace di generare terremoti di più elevata energia, per la natura scarsamente rigida del mezzo e per l’azione di un campo di sforzi molto contenuto per il volume di rocce interessate e la sua intensità. Dall’incontro della Protezione Civile con la popolazione l’11 aprile non sono emerse novità sul fenomeno né ipotesi sul suo sviluppo. Al momento la priorità si conferma la sicurezza sismica: ma non si può rinviare tutto al termine delle analisi di vulnerabilità per un tempo non definito. Nel mentre potrebbero essere comunicati alla cittadinanza alcuni suggerimenti per la sicurezza sismica. Ad esempio gli esperti in ingegneria sismica potrebbero indicare se la pericolosità dei terremoti sia dovuta all’ampiezza e frequenza delle oscillazioni del moto del suolo oppure alle fratture al suolo eventualmente generate dai terremoti. Nel primo caso quali tipologie di edifici, per dimensioni e materiali utilizzati, sarebbero maggiormente esposti e per quali livelli e frequenze delle vibrazioni potrebbero essere danneggiati o collassare? Se, invece, si temono le fratture al suolo per eventuali collassi, bisogna che sismologi e vulcanologi sviluppino indagini per verificare la localizzazione di tali potenziali strutture. Tutto ciò per arginare, con la dovuta cautela, il timore che producono le sequenze sismiche. Il fenomeno conferma sempre più la sua complessità che dovrebbe suggerire a quanti sono impegnati nel monitoraggio a non chiudersi in un gruppo dove tutti hanno la stessa visione, a non rigettare a priori altre tesi sulla sua interpretazione, a raccogliere tutte le forze e competenze interne ed esterne e, infine, al Sindaco va l’invito a non giustificarsi per le sue scelte, affermando che sugli interventi per la sicurezza dei cittadini segue i dettami delle istituzioni impegnate nelle attività di Protezione Civile, il suo compito di responsabile di Protezione civile della città è anche quello di verificare l’attendibilità e la validità delle segnalazioni della comunità per evitare ogni dubbio alla popolazione frastornata spesso da notizie non verificate.” conclude il prof. Giuseppe Luongo dopo la lunga analisi.

Effettivamente mancano previsioni basate sulla enormità di dati costantemente acquisiti che, ad oggi, ci risulta, non abbiano dato origine ad una sorta di “algoritmo previsionale” mentre ci si trincera dietro al fatto che “il fenomeno ha eventi non prevedibili” e che in caso di “evento vulcanico”, però, è disponibile un piano di allontanamento che, in 72 ore, dovrebbe mettere al riparo la popolazione da qualsivoglia rischio. Poco, troppo poco, rispetto ad una Legge che ha stanziato milioni di euro senza contare il costo di una struttura come l’INGV che da anni è finanziata con soldi pubblici e che, comunque, gestisce una fitta rete di monitoraggio. Per non parlare dei 2 milioni destinati dalla Legge per i Campi Flegrei alla comunicazione limitata, ad oggi, a degli aggiornamenti agli addetti ai lavori e a qualche incontro con la cittadinanza. Le esercitazioni (nazionali) nulla hanno a che fare perché pianificate a prescindere. Ad oggi si registra una assenza di comunicazioni e/o indicazioni comportamentali rispetto agli immobili abitualmente frequentati (casa, lavoro, ecc.). Immobili da troppo tempo sottoposti a continue sollecitazioni. Poco, troppo poco. I dati della campagna speditiva sugli immobili arriveranno ma, probabilmente, saranno superati conoscendo la farraginosità burocratica tipicamente italiana.
Allo stato attuale sarebbe utile, fra le altre, una comunicazione che entri nelle famiglie dalla porta principale: i ragazzi, la scuola. Una adeguata informazione fatta a scuola, dai docenti piuttosto che da professionisti, consentirebbe di informare le generazioni più giovani attualmente assenti nel contesto che porterebbero le notizie a casa, ai genitori, ai fratelli minori o maggiori, ai nonni, contribuendo a diffondere quella cultura della prevenzione e protezione civile proveniente dal basso. Come giusto dovrebbe essere in un popolo che risiede, decidendo di continuare a restare, in un territorio interessato da un fenomeno unico la mondo da millenni.(CFN)