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Pozzuoli, banda di usurai gestita da donne e legata ai clan, 9 arresti.

Auto carabinieri

(CFN) Pozzuoli – C’era una donna a capo dell’organizzazione dedita all’usura a Pozzuoli. Questa notte i militari della DDA napoletana hanno arrestato 9 persone di cui 6 già in carcere. Il blitz è scattato questa notte ma le indagini sono partite nel maggio dello scorso anno.

Sono stati arrestati Emanuela, Gustavo, Silvio e Vera De Mari, Antonio e Gennaro De Simone, Benedetta Pezzini, Patrizia Auricchio, Donatella Savarese mentre risultano indagati Umberto De Simone, Andrea e Luigi De Mari. Tutti sarebbero riconducibili al clan Longobardi-Beneduce di Pozzuoli.

Secondo  il procuratore della Repubblica di Napoli Giovanni Melillo Giovanni l’attività “era finalizzata alla gestione di una rete usuraria nel popolare quartiere di Monteruscello, a Pozzuoli, dove trovava terreno fertile per poter attingere nel pozzo della disperazione di persone che nella maggioranza dei casi richiedevano piccole somme in prestito ma che si ritrovavano a rimborsare capitali comprensivi di interessi che nel tempo diventavano insostenibili ed incalcolabili, subendo, in caso di ritardi minacce, violenze ed intimidazioni”. Gli indagati sono tutti legati da vincoli di parentela ed appartenenti alla famiglia De Mari e De Simone applicavano interessi che variavano dal 60 al 100%: portavano e riscuotevano le somme direttamente a domicilio. Dalle indagini almeno 16 i casi di usura accertati. In alcuni casi le vittime erano privati in altri commercianti di Licola e Monteruscello.

Il sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia ha dichiarato che quello di oggi “E’ un giorno importante per la città di Pozzuoli e per l’amministrazione comunale che fin dal suo insediamento ha organizzato con l’associazione antiracket e antiusura Sos Impresa uno sportello per la denuncia del racket e dell’usura. Ai pm della Dda di Napoli e ai carabinieri della compagnia di Pozzuoli va il mio grazie per aver liberato la città e gli imprenditori dalla morsa delle nuove leve del clan camorristico dei Longobardi-Beneduce, che hanno sfruttato persone disperate, senza soldi e in cerca di prestiti che nessuno concedeva loro. Tra l’altro, sono arresti che arrivano in un momento cruciale, con oltre 200 milioni di euro di fondi europei, che sono arrivati sul territorio per una serie di lavori pubblici importanti. Dobbiamo garantire la massima sicurezza e garanzie per gli imprenditori che investiranno in città. Un bel segnale per liberare la città dalla morsa di una camorra che tenta di tornare a dettare legge”

Ed è proprio grazie all’azione dello sportello antiracket e antiusura SOS Impresa che le famiglie sottoposte ad usura hanno potuto in piena sicurezza essere “accompagnati” nel denunciare. “Ringrazio i carabinieri e la Procura – ha detto Gigi Cuomo di SOS Impresa – per quanto ha fatto oggi sollevando dalla morsa dell’usura le famiglie che hanno collaborato. C’è bisogno di maggiore collaborazione per essere tutti più liberi e più sicuri.” A parte la congiuntura economica le radici dell’usura vanno ricercate e “le banche hanno una forte responsabilità – continua Cuomo – in quanto prima hanno praticato un eccesso di credito attraverso le finanziarie per poi limitarlo a pochi eletti nonostante abbiano ricevuto fondi dall’Europa a tassi irrisori. Le banche hanno utilizzato i soldi europei per ripianare i propri debiti. Esse, negando il credito, hanno una responsabilità gravissima che induce al crimine.”.

Un imprenditore puteolano, che chiameremo Procolo, ci ha riferito che è cliente di un istituto di credito con agenzia a Pozzuoli da oltre 15 anni. Con la banca intrattiene due rapporti bancari: uno per l’attività commerciale l’altro personale. Lo scorso anno trovandosi in crisi di liquidità ha chiesto un prestito di cinquemila euro per la sua azienda avendo già usufruito del fido di 5mila. La banca gli e lo ha negato dandogli invece la possibilità a titolo personale di avere una carta di credito revolving che ha accettato. Nei primo mesi del 2013 ha avuto la necessità di coprire alcuni costi della sua attività tra cui il pagamento di qualche stipendio al dipendente e di dover fare qualche piccolo adeguamento strutturale che gli consentisse di poter proseguire l’attività. Si è rivolto ad Artigiancredito che ha istruito una pratica a totale garanzia di un prestito di 10mila euro da chiedere alla propria banca ma, dopo aver atteso quattro mesi, se l’è vista bocciare dal direttore dell’agenzia.

Quanto accaduto al commerciante è, con buona probabilità, accaduto anche a diverse decine di altri commercianti puteolani e a migliaia di altri commercianti ed imprenditori del paese ed è la dimostrazione che le banche hanno le loro responsabilità anche in considerazione che lo Stato impone sempre di più le transazioni bancarie anche per piccole somme. Il ricorso alla transazione bancaria per piccoli importi, di per sè, non è uno strumento deprecabile ma lo diventa nel momento in cui le banche traggono enormi profitti sui tempi delle transazioni.(CFN)